domenica 29 dicembre 2013

Ci sarà

Ci sarà un domani,
un domani senza ieri,
ci sarò o ci sarai,
o solo un sogno resterà
a contare i giorni che verranno,
ricordando i sorrisi e le incomprensioni,
resterà la nostra storia, le nostre convinzioni,
o ci sarà un futuro lontano da noi.
Mangeremo la storia e la storia capirà,
noi un atomo, la storia  il mondo
il nostro mondo lontano dalla morale
tra realtà quotidiane e strade sterrate
ed un futuro senza più utopie.
Chi leggerà questa briciola di tempo,
su delle pagine volate nel vento
non capirà il sorriso di un momento,
 ne i fuochi, ne l'odio, ne il compatimento,
ne i moralisti i falsi i complottisti,
o i pulcinella dagli occhi tristi,
o i venti o la terra avvelenata,
ci sarà ciò che è, ciò che è stato,
una corsa su una strada di promesse,
un presente pieno di amicizia
l'illusione di verità' bruciate.
Ci sarà chi ci è stato e chi l’ha vissuto,
ci sarà una storia, forse un processo,
o non ci sarà nessuno o forse uno,
ci sarà vergogna e ci sarà ancora fame,
e ci saranno ancora guerre
e soli più caldi e terre più aride
e cuori più neri e miseri salari,
ci siamo stati noi due amico mio,
e nessuno conterà le nostre ore,
nessuno saprà delle lacrime e delle risa,
oggi noi lo sappiamo, domani chi ricorderà,
forse un altro giorno un'altra strada
di noi un piccolo eco nell'umanità
un'altra piccola storia nascerà.
.

Mauro R 




venerdì 13 dicembre 2013

Il fuoco che mi brucia dentro

Questo fuoco che mi brucia dentro,
improvviso, indefinito di cui sono cosciente,
eppure non posso domarlo o fermarlo,
 perché si estinguerà con il tempo,
una giornata tranquilla,forse monotona,
poi improvviso divampa con i suoi rossi bagliori,
ed io lo seguo  nel suo pazzo calore di gialli,
e mi cuocio nei pensieri e nei desideri che bruciano.
Non c’è ragione,in quello che faccio,
preda dell’incendio della mia mente,
e tutto è disinteresse e tutto nuova passione,
arde me stesso, per seguire questa libera pazzia,
e tutto il resto mi pare banale tranne il male,
e tutto è superfluo tranne l’amore e il rosso colore,
e voglio fare ciò che non sarebbe permesso.
Poi rimane una piccola brace nascosta,
pronta un domani a divampare di nuovo,
capisco e sono cosciente di aver passato il confine,
e forse mi piace volare oltre la stanca normalità,
non sono un esempio e non lo sarei mai stato,
e la mia vita è un fraseggio, per tanti un insulto,
ho sputato nell’ovvio e bevuto il veleno dei schiavi,
certo non so cosa farò domani ed oggi è incompiuto,
ma il mio cuore batte più di altri cuori,
e le mie lacrime non sono pagate ne rare,
i miei interessi ed i miei dolori sono doni,
credo ancora nelle parole di lame taglienti,
 anche se mi hanno ucciso,  deriso e venduto,
credo in me stesso e nelle mie indecisioni,
credo che amare e l’amore non siano solo una visione,
e che tante esperienze, anche le più sconvenienti,
aiutano a crescere e ad uscire dall’uovo,
e a farti capire che è complicato capire,
che è difficile condividere soffrire ed imparare ad amare,
e il rispetto, la coscienza, i ghetti e gli emarginati,
sono parte della vita e non c’è niente di misterioso,
essere uomo invece mi sembra molto faticoso…. 

Mauro R. 2013


giovedì 3 ottobre 2013

DONNE

Donne,
solo donne
nere o bianche,
con il loro sapore.
Tristi, affamate,
con pesanti fardelli,
con le ferite
e figli voluti o dovuti.
Donne con i loro dolori
ed i piaceri obbligati,
donne schiave,
o donne al potere.
Ossa di donne,
o ricche di carne,
donne arroganti,
o con il presente distrutto.
Donne con l’istinto di donna,
donne umiliate, sottopagate,
esiliate, flagellate,
donne sottomesse ,picchiate.
Sempre donne,
donne ricche d’amore,
di lotta, e dell’essere donna,
di gioia, coraggio, dolore 
donne vive, che amano e odiano
donne che vogliono essere donne.


M.Ricci


giovedì 5 settembre 2013

Nuvola dei miei sogni

Nuvola dei sogni quotidiani,
di una parte della notte che non ricordo,
o forse non voglio ricordare,
nuvola dei viaggi nel mondo che non conosco,
nuvola che volteggia nei miei pensieri,
in quello che sono e che non voglio sapere.
Dal continente sud-americano all’oriente,
paesaggi diversi, odori e culture,
ma in mano rimane la povertà e il dolore,
le guerre e gli abusi, la corruzione e la povera gente,
niente di nuovo nuvola portatrice di sogni,
voglio vedere i fiumi e le antiche caverne dimora dell’uomo.
Adesso comodo nel tuo morbido cotone,
mi porti nell’Africa culla di un essere nuovo,
mi porti le sue debolezze e le sue pazzie,
le sue imposizioni e la sua sete di potere,
senza rispetto, con un piccolo cuore e un amore comprato,
sino ai ghiacciai eterni macchiati di sangue e lasciati morire.
E adesso mi porti nel centro dei miei pensieri,
quelli di oggi e di ieri, e nelle sensazioni svanite,
nella parte di me che nascondo a me stesso e al mondo,
al mio odio profondo, alla vendetta e al piacere nel dare dolore,
chiuso nel mio egoismo, nelle mie paure del sole,
nelle mie bugie e nelle false parole.
Vedo il mio cuore che batte, ed il sangue che scorre nelle mie vene,
i miei polmoni grigi di fumo ed un fegato da regalare,
aspettando una strada perduta a ridarmi forza e un segno di vita,
nuvola mi hai fatto vedere gli amici svaniti evaporati come acqua nel sole,
mi sono nascosto, ho chiesto troppo e troppo poco ho dato,
ho seminato e il grano entra tutto nella mia mano.
Nuvola adesso fammi sognare, fammi viaggiare e guardare,
quì  dall’alto del cielo vedo alberi verdi, fiori incantati,
canzoni in lingue diverse e sorrisi senza illusioni,
finalmente godo vedendo il mare, e volo sopra onde di schiuma,
poi sabbie dorate o irte di scogli e di speranze d’amore,
adesso posso svegliarmi ,la mia nuvola svanirà al sole.


Mauro R.

mercoledì 14 agosto 2013

Liberta'

Dove liberta’,
se non posso correre.
Dove liberta’, se non posso volare.
Dove liberta’,
se non posso parlare,
se non posso ascoltare,
se non posso vedere.
Dove liberta’,
se non posso contraddire,
se devo solo accettare,
se mi sento lontano da questo potere.
Dove liberta’,
se non posso sognare,
se non posso urlare,
se non posso suonare.
Dove liberta’,
se non posso decidere,
se non posso staccare i tubi,
se non posso morire senza soffrire.
Dove liberta’,
senza lavoro, senza futuro,
senza il coraggio di morire per la liberta’.

M.Ricci





giovedì 1 agosto 2013

Un Fuoco D’Africa

Nel popolo Xosa, una delle tante tribu’ che vivono in Sud Africa, una vecchia di nome Shala, aveva una figlia e quando dai monti blu si spostavano nel bush per trovare pochi fili di erba verde  per il bestiame erano giorni di marce e speranza, di fredde notti di occhi affamati e di orme alla ricerca di prede. Rami spezzati, alberi mossi da freschi aliti di vento, sussurri ed echi di passate paure erano  musica di queste terre lontane.
La figlia di  Shala, per molti giorni svaniva, evanescente, mistica, padrona di antiche credenze, scrigno e libro parlato di un popolo antico, e molti erano a tremare per lei, a pensarla sola e indifesa nella notte crudele, tremante e smarrita senza un fuoco come amico e qualcuno conoscitore di vita, tranne Shala, il nome della figlia era Kena, gambe di antilope,pelle colore dell’ ebano,lucida di oli e di memoria antica, di raggi di stirpe senza paure e la notte ruggivano i leoni, le iene tristemente ridevano, e altre forme e scuri fantasmi si muovevano furtive .
Nelle misere baracche,difese solo da rovi e rami di acacie dalle lunghe spine,fuori solo piccoli fuochi per rischiarare la notte, e dare un po’di coraggio un pò di calore e allontanare forme maligne dalla mente e dal cuore. Per molti mesi Kena non fece ritorno al villaggio, i vecchi la davano morta, e le vecchie dai volti rugosi cosparsi di cenere bianca con i loro crespi e bianchi capelli,cantavano e invocavano le ombre della notte, chiedendo loro perdono e protezione, i giovani valorosi guerrieri, a notte si chiudevano nelle capanne per paura dei mangiatori di uomini,o intorno ai fuochi stretti a sussurrare parole,  solo Shala sorrideva e cantava,cantava in una lingua diversa,intrisa di note piumate e di misteri ancestrali ed anche le stelle ascoltavano vibranti formando collane di luci stellari e la luna si faceva gioco del freddo argento tingendosi un po’ d’oro.
E un canto lontano di pura bellezza, di gioia e dolore, di amore e speranza, squarciava il tempo e colorava il sangue di un rosso diverso. Un giorno un leone arrivò vicino al villaggio,aveva tra le labbra un cucciolo umano, fece tre volte il giro dei rovi, poi depose il neonato tra l’erba ruggi’ tre volte mentre Shala usciva dal villaggio e si avvicinava cantando una strana canzone,il leone la guardo’, occhi gialli più giallo dei gialli, venati di buono e di comprensione, contro occhi d’amore, criniera da re al cospetto di maga portatrice di vita e lei la vecchia madre lo accarezzo’, il leone l’annusò e i suoi occhi divennero azzurro di mare e di cieli immensi e profondi,  poi frustando l’aria con la coda scomparve nella nebbia tra il bush.
Il piccolo aveva gli occhi di Kena, la pelle di Kena, il sorriso di Kena, da quel giorno ogni notte il leone ruggiva tre volte, e poco dopo, un canto lontano si alzava melodioso, una canto di acqua, di vita,di luce,di libertà, d’incanto, di coraggio e tristezza, di amore e rispetto, il canto antico di un popolo,  il sospiro di una terra incantata e violenta , sfregiata per il Dio ricchezza, affamata e sporcata da bianche mani portatrici di morte, il canto di Kena.

M. Ricci





"Donne" di Mauro Ricci

QUANDO SARO’ GIOVANE

Quando sarò giovane ti parlerò dei miei mille anni,
e ti cullerò la notte come un cucciolo di lupo,
quando sarò giovane e vedrai le mie mille rughe
ti racconterò l’esilio dello spirito
e i mille baci rubati e le risate nel porto.
Quando sarò giovane potrò dirti che non ho capito,
e che i sogni sono reali, e la realtà una vecchia puttana
.e poi che ho camminato per i vicoli di una Roma sconosciuta,
dove tra miseria e degrado c’è ancora chi ricorda di avere sognato,
e che uomini senza tempo mi hanno preso per mano.
Dietro l’angolo ho incontrato Achille, alla ricerca di dove ha sbagliato,
poi ho visto Cesare, congratularsi per questo Impero fallito
e  poi Leonardo cercare una invenzione che inventasse l’uomo
e Leopardi correva felice scrivendo su carta dorata
e i rifiuti erano coriandoli impazziti.
L’uomo mi tiene ancora per mano,non ha un buon odore
ma quando sarò giovane e lo avrò lavato
forse asciugherà il mio pianto, e dirà che non ho sbagliato,
e adesso tu, che con amore ho cullato,
saprai che quando sarò giovane, sarò un vecchio malato.
Non saprò mai se e quando ho peccato,
o il male che ho fatto e che ho ricevuto, o gli amori che ho derubato,
il cappio e il dolore, o le risa che mi hanno inebriato,
ne valeva la pena,come averti cullato
la libertà e l’incoscienza mi hanno allevato
e quando sarò giovane forse l’avrò capito.


Mauro Ricci


mercoledì 31 luglio 2013

Navigare


Lasciarsi andare
secondo i venti
e le onde del mare,
quei venti istintivi
che profumano di anarchia
Senza confini
senza orizzonti,
la voglia di volare
e lasciarsi andare.
Possiamo scegliere
un volto comune,
o respirare la vita
e non pensare al domani.
Parlare o inveire
si che possiamo parlare,
per chi vuole ascoltare
parlare sotto la pioggia o il sole,
parlare ai pesci del mare
o mettersi le ali
e di nuovo volare.
Io so che possiamo amare
anche controcorrente
anche solo nel sogno
perchè alla fine c è il mare.
E troveremo sempre le ali
e ci inventeremo sempre una via
e troveremo sempre uno sguardo
che ci riempirà il cuore.
Un lido sconosciuto,
una spiaggia di fiori,
una foglia, un tramonto,
una nuvola tutta nostra
l'importante è volare


  Mauro Ricci