domenica 26 aprile 2015

La forza del mare


Eri venuto dal mare,
i capelli cosparsi di sale,
 ampolle di sabbie lontane.
Eri vestito di alghe,
guardavi questa terra malata
e bevevi l’acqua del mare.
Dicevi di parlare con i pesci,
di un mondo di acqua
e di reti mortali.
C’è  vita e c’è morte
tra le onde del mare
e del mare vuoi ancora parlare.
Il mare che odia,che ingoia
il mare che è gioia che è vita
il mare che può ancora amare.
Gli abissi scuri nel profondo del mare,
dove in una anfora antica ,
c’è il segreto del mondo,
qui’ nella terra,c’è solo impotenza.
I tuoi occhi lucidi, la rabbia ingoiata,
l'ultimo grido su questo unico mare,
l'ultima goccia sta’ per traboccare,
questo mondo che soffre, che muore,
stanno uccidendo la terra,
e distruggendo il mare,
non te ne andare, con le lacrime
insegna ad amare
M. Ricci


sabato 25 aprile 2015

Vorrei incontrarti

Vorrei conoscerti
ascoltare il tuo popolo
credere nelle  speranze
e sentire che l'odio
è solo sgomento
è solo terrore
e bere nel tuo bicchiere
un vino che sa di pace.
Non in una altra storia
ma in quella che resta
perchè è lo stesso cielo
la stessa terra e una sola umanità
e non nelle illusione del domani.
Vorrei i tuoi abiti sporchi
e il dolore dei tuoi piedi
il sapore e la paura del mare
 il coraggio di sperare.
Potrei credere nel tuo Dio
o in un Dio fatto uomo
o in un Druido albino
o in un uomo e il suo Dio,
o in un Dio mai nato,
o in un Dio clandestino
vorrei credere solo nell'uomo.
Raccontami la vita,
la mia l'ho vissuta
per un soldo o per un falso sorriso,
senza capire come è facile sognare.
Fammi mangiare il tuo pane
e il dolore per la terra che lasci,
il terrore dello sparo del cannone,
l'urlo disumano della guerra,
i resti di donne uomini e bambini
che per un insulto o un lembo di terra
hanno lasciato la vita senza un sorriso.
Dimmi che possiamo camminare
e dividere la strada e il sole,
bere la libertà, l'incognito e l'amore,
e se non saremo noi
saranno altri o altri ancora,
che vivranno e moriranno ignoti,
senza una nota vera senza una pace
nei libri della storia.

Mauro Ricci 





martedì 21 aprile 2015

Un sogno trovato

Nel cassetto di una notte comune
ho trovato un sogno,
aveva il sentore di mare
un mare di onde disperate,
un mare agitato e tremante,
mille e mille occhi
avevano pianto l'ultima vita
nel profondo del mare,
mille e mille cuori
avevano perso la voglia di amare
nel profondo del mare.
Quella notte comune
forse il sogno ha trovato me,
mi ha trascinato in acque insanguinate,
con centinaia di occhi disperati
e urla di voci e pelli rinsecchite,
mare freddo, silenzioso e letale,
ultima via per una fuga nel futuro,
ultima scommessa per un giorno ancora,
un giorno ancora per un altro sole.
Dio dei poveri, Dio di tutti o Dio di nessuno,
rotte di dolore, rotte di schiavi, rotte di denaro,
stesso mare dell'Ulisse di Omero,
senza un Itaca li ad aspettare,
in quel sogno ho sentito parole,
milioni e milioni di parole,
pianti disperati e rabbie battute all'asta,
sfruttatori di tragedie
cristi in croce senza un Dio
e governi senza valori.
Siamo noi in quel sogno trovato,
siamo noi su quelle barche di carta,
siamo noi i negrieri moderni,
gli esuli, i clandestini e i trafficanti,
siamo noi i morti del grande verde,
e sono i nostri occhi che hanno pianto,
o hanno comprato lacrime al mercato
nell'ultimo giorno dal profondo del mare,
sono nostri i cuori che ci potranno salvare.

M. Ricci Aprile 2015